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Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Creato il 20 luglio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

A Roma, presso il Chiostro del Bramante, è stata prorogata sino al 23 agosto la mostra Miró! Poesia e luce che propone opere dell’artista catalano mai esposte prima in Italia e tutte provenienti dalla Fundació Pilar i Joan Miró di Maiorca. L’evento è organizzato in collaborazione con Arthemisia Group ed è curato da María Luisa Lax Cacho per raccontare il lungo e fecondo periodo che Miró trascorse a Maiorca ed il suo rapporto con quest’isola che racchiude in sé e sintetizza la bellezza e le essenze del Mediterraneo. La luce risulta essere l’elemento magico e determinante e così l’isola può sorprenderti con i suoi colori, con la bellezza e la cura di ogni dettaglio; il vento e il mare delineano i paesaggi intorno alla città di Palma con la sua maestosa Cattedrale e il prezioso centro storico, il Casco Antiguo, tra le cui viuzze si nascondono storici palazzi e inattesi splendidi cortili. È tutto molto bello e armonico, dal primo sguardo se ne ricava un incanto quasi tangibile e penetrante che poi gradualmente si rivela inafferrabile e distante fino a trasmetterti la consapevolezza di non poterla possedere: Maiorca ti emoziona, ti rende partecipe, ti coinvolge generosamente ma, senza illuderti, ti ricorda continuamente che è lei l’unica e indiscussa protagonista. Roberto Giardina nel suo L’Europa e le vie del Mediterraneo (Edizioni Bompiani) ci propone alcuni celebri nomi che hanno visitato, condiviso e raccontato quest’isola: George Sand, per esempio, durante il viaggio nelle Baleari nel 1838 con il figlio Maurice e il suo compagno, il compositore Fryderyk Chopin, scrisse il resoconto della sua esperienza nel libro Un hiver à Majorque (Parigi, 1842). Tra queste pagine le tracce di un rancore anche aspro nei confronti dell’isola e dei suoi abitanti si alternano al sincero, artistico entusiasmo che la spinge a riconoscere che «tutto ciò che il poeta e il pittore possono sognare, la natura lo ha creato qui».

una immagine di Baia di Pollença 620x415 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Con queste caratteristiche e prerogative l’isola ha sempre richiamato a sé scrittori e artisti nelle cui opere possiamo trovare tracce e riferimenti, anche significativi, del loro soggiorno a Maiorca. Agatha Christie dopo il suo soggiorno del 1932 nel nord dell’isola, esattamente a Pollença, scrisse il racconto Il caso della Baia di Pollensa (pubblicato in Italia da Mondadori nella raccolta In tre contro il delitto); Gertrude Stein vi arrivò con la sua compagna Alice Toklas; Jorge Luis Borges durante il suo lungo soggiorno compose la poesia Catedral che venne pubblicata anche sul quotidiano locale Baleares. Anaïs Nin, dopo un soggiorno nel paesino di Deià, scrisse il racconto Maiorca, contenuto nella raccolta Il delta di Venere (Edizioni Bompiani). Abbiamo citato solo alcuni fra i tanti artisti che soggiornarono a Maiorca ma l’elenco potrebbe essere ancora più lungo; proprio per il prestigio di una destinazione quasi consacrata all’arte ed alla frequentazione degli artisti, negli anni cinquanta si pensò di istituirvi un concorso letterario, il Premio “Formentor de Novela”, che, nelle intenzioni forse un po’ presuntuose e precipitose degli organizzatori, come ci ricorda Roberto Giardina, avrebbe dovuto competere per importanza e prestigio addirittura con il premio Nobel per la letteratura.

una immagine di Cap de Formentor 620x415 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Vi parteciparono comunque i maggiori editori europei (Einaudi per l’Italia) con l’obiettivo di scegliere e promuovere il romanzo di un autore non ancora affermato per pubblicarlo contemporaneamente in più paesi e l’edizione del 1963 fu vinta da una non ancora molto nota Dacia Maraini con il suo secondo romanzo L’età del malessere (Einaudi). Ma se per tutti coloro che abbiamo finora citato Maiorca rappresentò un significativo ma casuale o fugace incontro, per Joan Miró fu una scelta decisiva e consapevole: nel momento di maggiore celebrità, dopo aver creato e proposto al mondo la sua Pittura, dopo aver vissuto a Parigi e visitato più volte New York, proprio nel momento della vita in cui si fa il punto e in cui si valuta quanto di ciò che si è diventati dipende da ciò che si era quando tutto doveva ancora iniziare, cercò e trovò nell’isola di Maiorca un rifugio per il futuro e un ritorno al passato. Maiorca, terra di origine della madre, era dunque naturalmente nel suo sangue prima di irrompere, artisticamente, nel suo destino: sono sue le parole «Maiorca è la poesia, è la luce» che suggeriscono il titolo della mostra e che sembrano richiamare quanto aveva scritto più di cento anni prima George Sand. Durante l’infanzia Miró aveva imparato a conoscere l’isola trascorrendo le estati dalla nonna materna e proprio qui aveva disegnato i suoi primi paesaggi ritraendo i luoghi emblematici della città di Palma come il Castello di Bellver e La Llotja.

una immagine di Joan Mirò Femme dans la rue 1973 620x930 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Nel 1929 aveva sposato una giovane maiorchina, Pilar Juncosa e negli anni della guerra, fra 1940 e il 1942, fu a Maiorca che i due trovarono rifugio: l’isola fu quindi una costante nella vita dell’Artista e qui volle realizzare il grande Atelier che da tempo sognava. Erano gli anni della proficua collaborazione con l’architetto catalano Josep Lluís Sert, a quei tempi direttore della Graduate School of Design dell’Università di Harvard, e fu proprio lui a concretizzare il progetto dell’Atelier che, a partire dal 1956, diventò anche la nuova casa di Miró. Qui l’Artista riunì tutte le opere sparse fra Parigi, Barcellona e Montroig e qui, ritrovate le sue radici e nuove potenti motivazioni, diede inizio ad un periodo di ripensamento nonché di severa autocritica: come lui stesso scrisse «fui spietato con me stesso. Distrussi molte tele, ma soprattutto molti disegni e gouaches». Il periodo maiorchino durò dal 1956 al 1983, anno della morte dell’Artista e a partire dal 1992 l’Atelier Sert è diventato un suggestivo Museo aperto al pubblico dove il visitatore può aggirarsi tra gli oggetti, i mobili, i quadri, le sculture, le ceramiche, i disegni, tra gli utensili da lavoro che sembrano fissare e cristallizzare l’atto creativo, il momento in cui l’opera di Miró subisce un’evoluzione e raggiunge una consapevolezza diversa, sempre meno figurativa. Con gli anni sessanta e settanta, forte di un rinnovato senso di libertà e di indipendenza, egli sentiva di aver fatto ritorno alla terra e alla natura.

una immagine di Cattedrale di Palma 620x415 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Questa nuova disposizione d’animo e questa consapevolezza si riflettevano proprio nel modo di lavorare che diventa espressione di un intenso coinvolgimento fisico: influenzato dall’artista statunitense Jackson Pollock, Miró apprese a lavorare «sdraiato, a pancia in giù», camminando sulle stesse tele, schizzandosi e schizzandole di pittura e colore. La “trasgressione” di questi anni prese sicuramente origine dall’ammirazione per i pittori americani, il cui grande pregio era la capacità di trasmettere energia, vitalità, freschezza ed entusiasmo, tutte parole che Miró utilizzò per definire proprio il lavoro dei suoi giovani colleghi di Oltreoceano ma il contesto maiorchino gli consentì di “emulare” e interiorizzare questo nuovo modo di dipingere. Gli ampi spazi indivisi dell’atelier si dimostrarono funzionali a queste sue nuove esigenze: egli non posizionava più la tela sul cavalletto, si dedicava ad opere di dimensioni enormi e ben presto, avvertito il bisogno di avere ancora maggior spazio, acquistò una proprietà dietro l’Atelier Sert che divenne il suo secondo studio, il “Son Boter”. Gli anni della vecchiaia non furono dunque anni di pacatezza, ma anni di lavoro intenso e aggressivo dedicato alla realizzazione di un’incredibile varietà di progetti: scultura, pittura, ceramica, murales e opere pubbliche. Per concludere idealmente questo nostro viaggio a Maiorca alla scoperta di Miró dobbiamo però arrivare proprio di fronte alle antiche mura, sulla parete del magnifico anfiteatro d’acqua del Parc de la Mar. Qui possiamo ammirare un’enorme ceramica, realizzata nel 1983 dall’artista in collaborazione con Manuel Castaldo quale ultimo omaggio alla sua isola che, ancora oggi, sa ricondurre alla natura e rinnovare la fiducia nell’artificio dell’arte invitando a percorrere i sentieri artistici della modernità.

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Le fotografie scattate a Maiorca sono di Emanuela Riverso e Aldo Zambelli

Per le due opere di Mirò inserite nell’articolo si ringrazia Arthemisia Group

(Joan Miró – Femme dans la rue, 1973 Olio, guazzo e acrilico su tela, 195 x 130 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca)

(Joan Miró – Senza Titolo, 1978 Olio su tela, 92 x 73 cm Fundació Pilar i Joan Miró, Mallorca © Successió Miró by SIAE 2012 Foto: © Joan Ramón Bonet & David Bonet / Cortesía Archivo Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca)

una immagine di Joan Mirò Senza titolo 1978 620x783 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini

Per Approfondire

http://www.illesbalears.es/ita/maiorca/home.jsp

http://chiostrodelbramante.it

http://www.arthemisia.it

una immagine di Notturno della Cattedrale di Palma 620x415 su Joan Miró a Maiorca: un Ritorno alle Origini


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